Ven. Apr 5th, 2024

Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba: per Bianca Vetrino questo è solo uno dei tanti incarichi che ha avuto nella sua vita dedicata alla politica, al sociale ed al territorio. Ha ricoperto diversi ruoli per la Regione Piemonte ed ha sempre cercato di valorizzare il territorio e le iniziative, anche dei privati. La sua costanza e le sue capacità le hanno permesso di ottenere risultati che ha sempre voluto condividere con gli altri e tuttora le sue scelte la premiano nelle attività che la vedono coinvolta.

Bianca Vetrino, nata ad Alba, quasi un segno del destino. Cosa ne pensa?
«Sono albese di nascita e porto la mia cittadina nel cuore. Fin da piccola ho sempre nutrito una grande passione per il vino e per le eccellenze del territorio. Mi ricordo che , poco più che dodicenne giravo tra i carri con le uve in vendita al mercato di piazza San Paolo ad Alba, dove mio padre faceva il mediatore. In quel tempo ho maturato il sogno di diventare enologo ma quelli anni non erano ancora favorevoli per le donne in quel campo lavorativo. Nella mia vita sono riuscita comunque a rendermi utile anche in questo settore. ».

La sua carriera politica la conosciamo bene: in tutti gli anni trascorsi a gestire la “cosa pubblica” che cosa ha sempre cercato di trasmettere?
«Fin da ragazzina il mio interesse per gli articoli della Costituzione mi hanno portata a valutare della “cosa pubblica”. Ho avuto la fortuna e la costanza di camminare su una strada che mi ha portata a diventare prima sindaco di Pino Torinese e poi a vivere tre Legislature al Consiglio Regionale del Piemonte (1980-1995) come vice presidente del Governo Regionale e come Assessore Regionale. Sono stata anche vice presidente dell’associazione per la costituzione del Salone del Libro e, negli anni successivi, presidente della società italiana Traforo Monte Bianco.
Ho sempre cercato di trasmettere il concetto di collaborazione per fare crescere un territorio dove l’unione è fondamentale per raggiungere i traguardi e per aumentare la reputazione agli occhi del mondo. In questi tanti anni il lavoro mi ha portata più lontana da Alba ma non ho mai tagliato il cordone ombelicale con la città, ed il fare parte da molti anni dell’Ordine dei Cavalieri lo testimonia».

Lei è Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del tartufo e dei vini di Alba. Che cosa significa per lei questo incarico e qual è la sua storia in questa importante associazione?
«Dal 2011 sono stata nominata Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del tartufo e dei vini di Alba, nel quale sono presente dal 1968. Un anno importante perché sono stata la prima donna ad entrare in questo Ordine, nel corso della cerimonia del secondo capitolo che si svolgeva nel castello di Grinzane Cavour. I padrini erano il Gran Maestro Luciano De Giacomi ed il socio fondatore Enzo Agnelli. Far parte di questa associazione è importante ed ha sempre segnato il mio indissolubile legame con Alba. Sono stata Maestro per 9 anni e sono Maestro Onorario della Delegazione Piemonte fino al 2010.
Diciamo che dal 2011 è iniziata la mia “seconda carriera” e, in questi anni, non sono mancati numerosi riconoscimenti anche all’estero: sono cittadina onoraria di Medford, città statunitense gemellata con Alba, sono anche Lieutenant d’honneur de la compagnie de mousquetaires de l’Armagnac di Bordeaux e Chevalier de la Confrérie des Chevaliers du Tastevin de la Bourgogne, entrambe francesi. E questi riconoscimenti li vivo come il risultato di un lavoro fatto a favore di un territorio che è attento alla valorizzazione della qualità e delle sue eccellenze.
Dall’inizio dell’attività dell’Ordine, nel Salone delle Maschere del Castello di Grinzane Cavour, nostra sede, quasi 2000 Cavalieri hanno ricevuto le nostre insegne: la mia soddisfazione è di constatare che sempre più giovani e donne si avvicinano all’Ordine con un approccio culturale mirato ed un desiderio di approfondimento che deriva dal fascino per questa terra e per i suoi prodotti d’eccellenza».

Chi è Bianca Vetrino e quanto è legata ad Alba?
«Mi sento cittadina del mondo ed apprezzo il confronto oltre confine ma amo all’infinito Alba dove sono nata e le Langhe dove vivo saltuariamente ma sempre più sovente da molti anni.
Ogni volta che vedo un tramonto in Langa continuo ad emozionarmi ed a desiderare di fare conoscere a tutti i nostri paesaggi, i nostri castelli ma soprattutto le nostre inconfondibili distese di vigne. Nello statuto dell’Ordine si legge che “il suo scopo è quello di difendere e diffondere in tutto il mondo la gastronomia, i vini, e gli altri prodotti genuini di Alba e delle Langhe”, e questo è sempre stato il mio “credo” per aiutare a promuovere il territorio».

E il vino? Le piace?
«Mi piace bere moderatamente: non più di un bicchiere a pasto, la dose ottimale per le donne. Nel Castello di Grinzane Cavour che frequento da molti anni dove c’è la sede dell’Ordine dei Cavalieri, si è insediato anche l’Osservatorio Nazionale sul consumo consapevole del vino gestito dall’Associazione Vino e Salute nel contesto del Museo delle Langhe che occupa i piani superiori del castello. Dico questo perché respiro profumo di vino fin da piccola e sono sempre stata molto curiosa: mio padre era mediatore, io ho imparato ad amare il vino ed a rispettare chi lo produce, e poi sono riuscita a rendermi utile, e continuo a farlo con l’Ordine dei Cavalieri».

Come sono nate le sue passioni che poi sono diventate praticamente un lavoro?
«Sono sempre stata molto curiosa in tutto quello che ho fatto, e credo che questo sia importante. Sono la pronipote di Leopoldo Baracco, senatore di Asti negli anni ’60, ed ho nel sangue il gene del Governo della cosa pubblica. Ho avuto la fortuna di avere un marito che mi ha sempre appoggiata in tutto quello che ho fatto»

Quali sono stati i momenti lavorativi che le hanno dato maggiori soddisfazioni?
«Ricordo diversi lavori che hanno portato a delle migliorie in diversi settori ma mi è rimasto nel cuore il ricordo della mia vicepresidenza all’Associazione per la costituzione del Salone del Libro di Torino perché ho sempre creduto nella cultura, sinonimo di curiosità. Essere curiosi vuol dire essere indagatori e ricercatori. E tutti sappiamo come è cresciuta questa manifestazione»

Lei ha sempre vissuto intensamente il territorio piemontese: che cosa ci può dire delle Langhe-Roero e Monferrato che, come sappiamo, sono diventati Patrimonio Unesco?
«Il Riconoscimento è importante anche se lo considero tardivo. Finalmente è arrivato e cerchiamo di valorizzarlo perché i commissari Unesco tra alcuni anni verranno a controllare se stiamo rispettando i progetti e la tabella di marcia. Credo che si stia lavorando bene: lo stile di vita, la laboriosità del territorio, le energie di grandi imprenditori sono caratteristiche che ci devono accompagnare per mantenerlo. E’ un onore e soprattutto un impegno continuare a fare qualità e tutelare le eccellenze, che sono tante».

Iniziamo dalla politica: se e come è cambiata da quando la faceva lei?
«Non è cambiata la politica, è cambiato il modo di pensare, di valutare, di gestire la cosa pubblica. Io sovente sono critica però mi rendo anche conto che il cambiamento influenza anche il modo di approcciare i problemi e di risolverli».

Il sociale: stessa domanda di prima
«Nel mondo del sociale c’è stata una presa di responsabilità maggiore negli anni. Molti si sono avvicinati e questo lo dimostrano le numerose associazioni di volontariato che fanno onore anche alla Città di Alba che riesce a tenere contatti in buona parte del mondo».

La promozione del territorio: stessa domanda di prima
«Stiamo scrivendo il libro sui 50 anni dell’Ordine e il nostro ruolo è anche quello di fare promozione. L’Italia è vista con simpatia dal mondo. Lo spirito imprenditoriale privato ha portato nei decenni passati grande visibilità, fin dal 1800, ed ha permesso di creare la strada maestra. Ora ci vuole unione, e la nascita di Enti, Consorzi e Cooperative lo testimonia, bisogna proseguire in questa direzione . Solo restando uniti e facendo gioco di squadra si possono ottenere risultati significativi, in un mondo dove bisogna farsi sentire uniti e compatti».

                                                                                                                                                                            Livio Oggero

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